giovedì 30 ottobre 2008

Un lavoro indimenticabile

Un video di un lavoretto simpatico fatto ormai due anni fa. Emozionante e ben pagato. Roba per noi... ce ne vorrebbe qualcun altro di sti tempi. 

venerdì 24 ottobre 2008

Esplorazioni musicali

Giornata in compagnia di Franco e Raffaella qui nella loro stupenda casa di Osimo, nell’appennino marchigiano. Tra pranzi luculiani, video di interviste e maldestri tentativi miei di imparare qualcosa da questo “mostro sacro” (Franco perdonami il termine) della chitarra acustica italiana, oggi pomeriggio siamo riusciti anche a mettere su youtube questi due video. Circle rain è un pezzo veramente ipnotizzante, scritto da Franco dopo un concerto in cui degli strani giochi di luci davano l’effetto di una pioggia circolare. Eseguito con un delay fisso, bellissima la parte finale con gli armonici. L’altro pezzo invece è un “tradizionale”irlandese, Road to Lisdoonvarna, molto bello e poetico.

Ogni tanto si può anche stare fuori dalle grotte e fare un po’ di “esplorazione” musicale, che anche in questo campo c’è ancora molto da scoprire… anche se non si tratta di andare a –1000!

giovedì 23 ottobre 2008

Notte insonne alla scoperta dei Canyon più profondi del mondo


Ieri notte ho avuto la malaugurata idea di mettermi a esaminare alcune carte geologiche messicane della Sierra Madre Occidentale, confrontandole con GoggleEarth. Ero alla ricerca del Piaxtla, gigantesco canyon che abbiamo sceso nel 2003 col team La Venta. Circa 40 km, 1900 metri di dislivello, sei giorni di avventure indimenticabili...
In quell'occasione era stato sceso anche il Pedra Parada, altro strettissimo canyon parallelo al Piaxtla. Nel 2006 poi gli amici sardi guidati da Pierpaolo hanno sceso l'Arroyo Santa Rita, sempre affluente del Piaxtla, pochi chilometri più a valle del Pedra Parada. Otto giorni di esplorazione con una nuova cascata da 150 (nel 2003 nel Piaxtla avevamo sceso il Salto della Luna, 170 metri). 
Esaminando bene le carte ci siamo accorti di molti errori. Nella zona rimane ancora da scendere un altro canyon che promette di essere stupendo (vedi foto dall'elicottero), il Corral Falso, anche questo circa 30 km, 1500 metri di dislivello... strettissimo! Ma non attenderà troppo a lungo perché qualcuno ci sta già pensando molto seriamente. 
Altra zona mostruosa è quella del Rio Basis, che potete vedere sull'immagine di goggle maps. Mai sceso, questo canyon deve presentare difficoltà quasi insormontabili anche solo di avvicinamento. A monte e a valle non c'è nessun insediamento umano (a parte forse piantagioni di marjuana con gente pericolosissima che non ci pensa un secondo a farti fuori). Si tratterebbe di una discesa di almeno 15 giorni... forse impossibile. A meno che non si usi l'elicottero per uscire da qualche parte....
Certamente questi canyon sono molto più selvaggi e lunghi di quelli delle Reunion, considerati i più impegnativi del mondo, ma credo che molti si ricrederebbero se vedessero il Basis o il Piaxtla. Con Pierpaolo stiamo studiando un progetto esplorativo, quasi un sogno, che però siamo decisi a realizzare, forse già dall'anno prossimo. Fortunatamente abbiamo degli appoggi locali.. perché lì è veramente un casino.
Quando penso a quei luoghi mi sembra veramente incredibile che su questa terra ci siano ancora dei posti così poco conosciuti, seppur stupendi. Perché sicuramente il Piaxtla e le montagne che lo circondano sono sicuramente tra i luoghi più belli e spettacolari che io abbia mai visto. 


lunedì 20 ottobre 2008

Abisso di Malga Fossetta, quattro anni dopo.


Gli anni passano un po' per tutti... come per noi, così anche per le grotte. Era l'inverno del 2004 quando con il mio amico di Chattanuga David Cole risalivamo i pozzi di questo profondo abisso dopo avere tentato alcune infruttuose esplorazioni a - 900. Ricordo che David era venuto dagli Stati Uniti giusto per un finesettimana, per farsi questa grotta, la più profonda del Veneto, e poi risalire sull'aereo e tornarsene a casa... Proprio un bel viaggetto!«Caro dove vai questo finesettimana?» »Mah, pensavo di andare a fare una grottina fonda quasi 1000 metri in Italia, in fondo sono solo diecimila chilometri, se non ci fosse l'oceano ci andrei in macchina...» Belle cose da pazzi
 furiosi..Tornando indietro con la motoslitta attraverso la freddissima Piana di Marcesina, probabilmente entrambi ci stavamo chiedendo "chi cazzo ce l'ha fatta fare questa faticaccia mostruosa?". Anche quella volta stanchi, sfiniti, irrigiditi dal freddo polare... eppure tutto sommato contenti. Anche quando spiegavo a David che quel posto era uno dei più freddi d'Italia (la notte il termometro aveva toccato i -23°) e lui con il naso colante stalattiti di ghiaccio mi rispondeva «Yeah, I belive it!!» poteva sembrare l'inizio di un film horror e invece eravamo felici, seppur stanchi e ridotti a dei catorci viventi. 
Dopo quella volta è passato tanto tempo prima di tornarci. Per me almeno. Perché altri, Marco e la Fanny in particolare, hanno continuato a insistere che questa grotta poteva dare ancora molto, che era la punta di un iceberg, un iceberg immenso che si chiama Sistema della Bigonda, 30 km di gallerie freatiche al di sotto dell'altopiano di Asiago, più tutto quello che non si
 conosce, certamente ancora più grande e mostruoso.
Hanno insistito per quattro anni, con poco 
seguito, ma alla fine hanno dimostrato che avevano ragione. In particolare un loro socio, Simone il gigante buono, ci ha dato dentro fino a superare quella strettoia a-680 nel nuovo ramo Voglio Papà, dove anch'io avevo ficcato il naso con poca convinzione nel magico natale del 2003.
È così che, nonostante la poca voglia di spaccarsi le ginocchia, non ho saputo dire di no all'invito dei ragazzi di Schio, quando Marco mi ha detto che questo finesettimana si andava, che c'era da scendere un pozzo nuovo, oltre, ormai al di là delle strettoie. Così mi sono trovato ancora là sotto, con nuovi compagni, Carlo, Igor e l'argentino Fernand, a scendere i pozzi di questa grotta, tutto sommato bella, facile, almeno fino a un certo punto. Infatti la strettoia finale ci ha fatto tribolare come dei cani. Scherzando si diceva che nessuno potrebbe capire che cazzo significa passare un budello del genere spingendo il sacco con la testa per svariati metri. Ma soprattutto nessuno potrebbe capire perché lo facciamo. Mi immaginavo la scena in cui tentavo di spiegare a una mia fantomatica morosa cercando le parole giuste: «Non cercare di capire... Non puoi capire... Forse è meglio che non capisci (altrimenti mi daresti dell'idiota rincoglionito completamente demente)». Ancora non so perché ci caschiamo ogni volta. Sarà il richiamo dell'ignoto. La voglia di sfondare col pensiero quella roccia e vedere cosa c'è oltre, oltre, oltre e ancora oltre... Passata la strettoia c'era gente prima entusiasta che ora diceva che era l'ultima volta, che" basta" non ci sarebbe più tornato, ben sapendo che era tutto falso...
Oltre la grotta continua. Scendiamo due pozzi, molto belli (qualche contentino ogni tanto ce lo concedono queste grotte di mexx.a), fino a -750 dove la via principale si infogna ancora una volta in passaggi sogliola, che, nonostante le considerazioni di prima, tento comunque di percorrere riducendo la mia tuta a un brandello unico con dei pezzi che tengono su il resto. ma ormai sono preso dal furore esplorativo. Imbocchiamo un meandro fossile, bello, grande, fino ad una nuova strettoia caratterizzata da una serie di spuntoni affilati come spine che non contribuiscono all'integrità dei miei indumenti. Ma passo lo stesso, e vado oltre mentre i miei compagni resteranno di là ad aspettarmi. La grotta pian piano si allarga fino ad incrociare un meandro attivo, bello, comodo, che scende... 
Cammino da solo, con calma, e oltre ogni curva illumino nuovi ambienti. Dove staremo andando? Mi fermo. Sono da solo, chissà dove, se mi dovessi fare male gli altri non potrebbero raggiungermi. Penso a quanto sono distante dal mondo che conosciamo. E quanto sono vicino a nuovi mondi sconosciuti che, sono certo, neppure riusciamo a immaginare. Ma per oggi è arrivato il momento di dire basta... e tornare da dove siamo venuti.



 

The South Wind (tradizionale irlandese, arr. Franco Morone)

Sto provando a registrare un po' di pezzi che sto studiando, tanto per vedere che effetto fa essere dalla parte di quello che ascolta. Ho cominciato con questa semplice melodia irlandese. Ma presto ne saranno pronte altre.